Il fisco ha accesso ai nostri conti correnti e può spiare dati bancari, movimenti, saldi e giacenze dei correntisti.
L’Agenzia delle Entrate ha ormai accesso a tutti i dati del nostro conto corrente. La privacy bancaria non esiste più e tutti, nessuno escluso, potremmo essere a rischio di accertamenti.
L’Agenzia delle Entrate, con la creazione dell’Anagrafe dei conti correnti, spia il portafoglio e saluta la riservatezza bancaria dei contribuenti.
Dal 31 marzo 2016 le banche e gli altri operatori finanziari, tipo Poste Italiane, sono tenute a fornire annualmente al Fisco i dettagli dei conti correnti e delle carte di credito con relativo codice fiscale e Iban, conti, titoli, prodotti finanziari e assicurazioni.
Così facendo l’Agenzia delle Entrate è in grado di spiare tutti i movimenti in entrata e in uscita, saldi, giacenze, e accedere al deposito titoli e alla cassetta di sicurezza dei contribuenti italiani. Passati ai controlli anche i cambi di valuta e di assegni, nonché i passaggi fisici di denaro e metalli preziosi.
Le nuove disposizioni anti-evasione non lasciano via di scampo neanche a chi non è mai stato considerato a rischio, ma è bene sapere conoscere i rischi e le modalità con cui scattano i controlli a tappeto.
Prestate attenzione ai movimenti che effettuate sul conto corrente, perché non è difficile finire nel mirino del Fisco. Sotto il controllo “spietato” ci sono soprattutto i prelievi.
In Italia non esistono limiti alla somma e alla frequenza dei prelievi di denaro da parte dei correntisti. In altre parole, chi possiede un conto corrente potrebbe decidere di prelevare anche più di 3mila euro, tetto del contante previsto dalla Legge di Stabilità, tutti in un unico momento. Il dipendente allo sportello non ha il diritto di impedire l’operazione, ma nei fatti avverte che potrebbe scattare la segnalazione per riciclaggio di denaro.
Ma nella realtà le cose stanno un po’ diversamente: sopra i 12.500,00 euro i movimenti di denaro devono avvenire attraverso intermediari finanziari, ma nel caso di importi alti ma comunque minori la banca è tenuta solo a chiedere al correntista giustificazioni sulla destinazione del denaro e, laddove l’operazione dovesse risultare sospetta, dovrebbe segnalarlo all’UIF (Unità di Informazione Finanziaria) che a sua volta potrebbe farlo presente alla Procura della Repubblica per le indagini. In poche povere si tratta di un’eventualità remota e soprattutto confinata ai casi più gravi.
Ricordiamo che il prelievo dal conto senza indicazione del beneficiario è considerata evasione e che, in ogni caso, si presume che cospicue somme prelevate siano finalizzate a un investimento e quindi a produrre altro reddito.
Al di là dalla somma e dalla frequenza con cui si preleva, è quindi sempre consigliabile pagare uno specifico acquisto con bonifico, assegno o carta di credito.
In passato, per scovare gli evasori si utilizzavano le cosiddette liste selettive, cioè si individuavano i soggetti più a rischio che operavano o operano in nero. Adesso, in seguito alle recenti disposizioni, tutti i correntisti potranno finire nel mirino degli accertamenti fiscali, persino il lavoratore dipendente che di norma non è mai stato sospettato dal Fisco.
I dati inviati dall’Anagrafe all’Agenzia delle Entrate serviranno anche a individuare tutti quelli che, dichiarano un ISEE inferiore per poter ottenere agevolazioni su tasse scolastiche, mense o asili nido.
Oggi l’Agenzia delle Entrate può effettuare l’analisi del rischio di un contribuente contando non solo sulle informazioni trasmesse dalle banche e dagli altri operatori finanziari, ma anche dagli acquisti di beni mobili e immobili registrati. Auto, moto, barche e tutto ciò che viene censito dall’anagrafe tributaria, come mutui, finanziamenti, contratti di locazione sarà monitorato dal Fisco.
Ci sono diversi strumenti con cui il contribuente viene spiato dall’Agenzia delle Entrate, li esaminiamo di seguito:
- la dichiarazione dei redditi sugli oneri sostenuti nell’anno di imposta e per i quali richiede la deduzione o la detrazione;
- un questionario con il quale vengono richiesti al contribuente dati, notizie e documentazione sulla sua posizione per l’anno che viene posto in analisi;
- questionari inviati anche a soggetti terzi, come ad esempio i suoi clienti, i circoli e le scuole private, in modo da conoscere i nominativi degli iscritti le rette corrisposte dagli studenti;
- i posti di blocco stradali della Guardia di Finanza e la segnalazione di conducenti (non proprietari) di auto di grossa cilindrata.
Eliminato il segreto bancario, la lotta all’evasione è divenuta un controllo a tappeto di tutti i conti correnti, e inaugura una nuova era di trasparenza da cui non è esclusa nemmeno la compravendita di oro, che pure è un’operazione comunicata e tracciabile.
Banche, uffici postali, intermediari finanziari non avranno più alcuna esclusiva sulla privacy fiscale dei propri correntisti e dovranno comunicare al Fisco ogni rapporto di credito/debito con un conto corrente italiano, fornendo anche i dettagli.
I correntisti italiani possono eliminare dal proprio vocabolario la parola privacy. Il Garante della Privacy ha lanciato l’allarme. Il problema maggiore sarebbe rappresentato dai numerosi errori dell’Anagrafe tributaria, che non è in grado di indicare quanti accessi vengono fatti al conto di un cliente e che uso ne viene fatto. Non ci sarebbe, quindi, nessuna garanzia su chi accede alle informazioni bancarie personali del contribuente e sull’uso che ne viene fatto.
Questa, per la difesa della privacy, è una leggerezza inaccettabile, di fatto il Garante ha richiesto una pronta soluzione da parte del Parlamento. Soluzione che, molto probabilmente non ci sarà.
Quindi, al momento di entrare in banca per prelevare una somma importante, bisogna sapere quale rischio si corre e come evitarlo. Soprattutto, a causa del redditometro, l’Agenzia delle Entrate può scoprire che i soldi che vengono prelevati dal conto sono superiori a quelli che vengono dichiarati. Se questa differenza eccede del 20% non c’è via di fuga: l’Agenzia arriverà a casa del correntista. In ogni caso, conviene evitare di fare prelievi troppo elevati dal conto e spendere quei soldi in un bene che non si riesce a mantenere.
Per evitare controlli fiscali sui prelievi teniamo sempre in archivio tutta la documentazione riguardante i soldi prelevati dal conto. E’ importante poter giustificare il denaro prelevato, soprattutto quando si ha un’attività commerciale o imprenditoriale, nei confronti delle quali c’è sempre una presunzione del nero. Non c’è modo migliore per evitare i controlli del Fisco che effettuare i pagamenti più importanti tramite bonifico, assegno o carta di credito anziché in contanti: lasciare sempre una tracciabilità, anche a distanza di tempo.
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